Post main image

ultimamente mi è capitato spesso di riflettere su quanto la sovrabbondanza di informazione e l’esposizione alle “vite degli altri”, abbia l’effetto collaterale di una dannosa ricerca della perfezione.

è anche questa una roba trita e ritrita da anni, basti pensare a tutti i discorsi sulle “normalizzazioni” di standard che si stanno allontanando piano piano (ma neanche troppo piano) dalla realtà. 

però per quanto alcuni aspetti di qusto tema sono chiari ed evidenti da anni, altri, a mio parere, sono ancora ignorati. forse più che ignorati, non sono ancora stati assimilati. non c’è piena consapevolezza ecco.

il fine di questo pippone è solo quello di riflettere, non voglio esprimere nessun giudizio e soprattutto sono consapevole che potrei dire un sacco di cazzate. lo faccio anche per fermare questo pensiero nel tempo, e magari vedere come evolve con gli anni.

non sono un fan della perfezione, non la cerco e probabilmente non la voglio. e sono sicuro che chiunque legga queste parole pensi, bene o male, la stessa cosa di sè.

in generale mi trovo d’accordo a puntare più in alto che si può per darsi un obiettivo da raggiungere che serva da stimolo per migliorarsi. poi però per evitare un eterno senso di incompletezza e di delusione, mi è sufficiente riuscire ad essere soddisfatto dello sforzo e dei risultati ottenuti, sapendo di aver dato ciò che potevo e volevo.

è un ottimo antidoto per quella mentalità un pò tossica (si lo so, ho detto che non volevo esprimere giudizi) della sveglia alle 4, doccia fredda, palestra e 12 ore al giorno di lavoro per essere i migliori, o quel che è. 

ma vorrei concentrarmi sulla ricerca della perfezione nelle relazioni. come detto in precedenza la causa la attribuisco alla sovraesposizione agli altri, e l’esperienza altrui ha recentemente rafforzato questo mio pensiero. 

infatti, iniziata la primavera, molti dei miei amici e amiche hanno iniziato ad utilizzare varie app di dating. alcuni per fare un’esperienza, altri per cercare qualcosa di più serio. sono tutti (comprensibilmente) eccitati dal senso di adrenalina e di curiosità nel conoscere e avere appuntamenti con nuove persone. è sempre bello avere nuovi stimoli e nuovi confronti, in qualche modo sono sempre costruttivi.

ma entrando a far parte del gioco, si entra in un mondo di potenziali infinite scelte, alquanto irrealistico, che crea una competizione dove tutti partono in svantaggio. svantaggio dato principalmente dal numero di persone presenti e in vetrina.

bisogna vendersi bene, e mentre quando si è in un ambiente circoscritto la cosa sembra abbastanza facile, quando si vive in un universo di infinite possibilità e dove tutti sono “visibili”, le cose si fanno complicate.

ogni concorrente ha circa 2 secondi , se va bene, per fare colpo prima dello swipe verso destra. è marketing, quasi. in questa rapidità, le scelte sono fatte sempre più con leggerezza.

mi viene detto che nonostante la mole di persone, è difficile trovare quella giusta. e credo sia anche normale. però mi fa riflettere anche quanto facilmente una persona cada nel contenitore di “quelle sbagliate”.

basta un messaggio sbagliato, un’incomprensione, una piccola deviazione da quello che ci aspettiamo, e si viene scartati, alcune volte addirittura con la facile etichetta di “casi umani”. 

d’altronde c’è sempre almeno un’altra persona che questa settimana si è comportata meglio, e quindi si ripiega su di lei e si tiene alta la speranza. 

questo ciclo si ripete per settimane finchè il fervore iniziale svanisce e lascia spazio ad un leggero senso di delusione. 

piccolo chiarimento, questo meccanismo è indotto nelle persone da qualunque social, non è una prerogativa esclusiva delle app di incontri (che sicuramente evidenziano di più il problema). oltre a questo, trovo che le app possano essere un buon mezzo per conoscere persone, specialmente quando si diventa adulti e le occasioni per conoscere persone sono ridotte.

ma non è che forse questa cosa di avere così tanta scelta ci fa essere un pò troppo picky e leggeri nelle relazioni con le persone? magari questa illusione di poter sempre scegliere qualcuno tra i like ricevuti rende i rapporti più instabili? non credo ci sia una risposta corretta, non so nemmeno se c’è una risposta sensata, però magari riflettiamoci.

la sovraesposizione che abbiamo verso ‘gli altri’ ci fa posizionare l’asticella più in alto di quanto sia sano fare verso chiunque. su instagram guardiamo ogni giorno gli highlights della vita dei nostri amici, e diventa difficile rendersi conto di vedere solo quello.

è ovvio che il vostro amico condividerà le foto di posti incredibili in India, ma non pubblicherà nulla a riguardo del cagotto che gli è venuto la prima volta che ha mangiato cibo non mediterraneo.

però è facile credere che quello che viene pubblicato sia lo standard di vita degli altri, anche inconsciamente.

poi quello che accade (secondo me) è che il cervello unisce questi pezzettini di vite perfette, e ci aspettiamo di dover diventare/di trovare una persona che viaggia tanto come Niccolò, che sia simpatica come Michela e abbia il fisico di Andrea. vogliamo avere tutto e non ci accontentiamo di niente.

penso che non siamo ancora educati abbastanza per fare un uso efficiente dei mezzi sociali che abbiamo. dove “efficiente” significa “che migliori la qualità della vita e che non provochi danni collaterali”. non sono un Luddista, per carità, solo c’è da fare attenzione sul come utilizziamo questi mezzi, per non allontanarci troppo dalla realtà della natura umana che non possiamo cambiare alla radice. 

2024-05-13
AMANDOCINO
AMANDOCINO
© 2024 Alessandro Amandonico. All rights reserved.