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credo che una delle sensazioni più belle che un uomo possa provare sia quella della fiducia datagli da un altro essere vivente. accade più frequente che quest’altro essere sia anch’esso un umano, e in quel caso si parla di ‘amore’, o un animale domestico (vedi cani e gatti). ma c’è qualcosa di molto diverso quando la fiducia viene da un ambiente non domestico, selvatico. chi mi conosce sa dove sto andando a parare. 

è da qualche mese ormai che, giornalmente, lascio qualche semino o qualche noce spezzettata sul davanzale della mia finestra, per guadagnarmi la fiducia delle cince che popolano questa regione. non so quanto possa essere difficile per loro sopravvivere all’inverno e alla competizione di merli, gazze e corvi. ma se so che posso aiutare anche un minimo, cerco di farlo. 

così ogni mattina mi sveglio con il rumore delle loro gracili zampette che si poggiano sul metallo del davanzale, e vedo che le cinciallegre si sporgono dal vetro per cercarmi, come a dirmi “è ora di fare colazione”.

da qualche settimana ho fatto tentativi al fine di farle mangiare direttamente dalla mia mano, sporgendola dalla piccola finestra laterale che ho in camera. ma cinciallegre e cinciarelle sono molto prudenti e caute, è capitato forse due o tre volte che loro si poggiassero per beccare qualche briciola. nel momento in cui si crea un contatto visivo scappano immediatamente.

⁠diverso è il caso delle cince more, più piccole delle altre due specie e allo stesso tempo molto più spavalde. sono le uniche che fin dal primo momento si sono fidate di me e che, senza alcun problema, rimangono sul palmo della mia mano a mangiare anche per svariati secondi. non so se chiamarla ingenuità o coraggio.  ⁠quelli che vengono a farmi visita sono due esemplari che ormai ho imparato a riconoscere, uno dei due è più piccolo dell’altro ed ha tonalità più scure.

fatto sta che due giorni fa ho provato a fare un piccolo esperimento innocente, finalizzato solo al riconoscimento personale della fiducia di questi uccellini nei miei confronti.

classico esempio di uno stupido comportamento umano. o di un comportamento di uno stupido umano. come lo si voglia intendere.

ho provato a lasciare la piccola finestra laterale aperta, ma con il solito piattino colmo di mangime, stavolta, nel davanzale interno. circa 5/6 centimetri dentro la mia stanza. così, per vedere se effettivamente sarebbero entrate a prendere qualcosa, per poi tornare indietro e volare via. praticamente per ‘testare la loro fiducia’. che è una di quelle cose che non si deve fare mai con nessuno.

a quel punto mi sono allontanato dalla finestra e ho atteso. qualche cincicarella si è anche affacciata, ma subito è volata via quando si è accorta che la tenevo d'occhio dal letto mentre leggevo. ⁠dopo 5 minuti arriva una delle cince more che entra e si mette a scegliere cosa beccare.  

poi, invece di girare su se stessa ed uscire da dove è entrata, decide di provare la via della finestra grande al suo fianco. ma il finestrone è chiuso e non si apre. 

il panico di questa povera bestiola che vede i rami degli alberi di fronte a sè e non sa come poterci tornare. inizia a svolazzare da tutte le parti. 

mi avvicino e mi guarda attentamente. allora provo a vedere se vuole salire sulla mia mano cosi che possa riportarla fuori. la prima volta salta su, poi ricomincia a volare verso il vetro. mentre cerco di riprenderla, entra anche la seconda cincia mora che sceglie lo stesso percorso della prima. 

a malincuore capisco che devo ‘catturarle’ io, cercando di essere il più delicato possibile per non fare del male a degli esserini così piccoli e fragili. riesco a prendere gentilemente una delle due, che lo lascia fare anche facilmente. cerca un pò di beccarmi la mano, poi si calma. forse più per la paura e il senso di impotenza che per altro. suppongo che anche se il gigante ti da' da mangiare tutti i giorni, non deve essere piacevole finire nelle sue mani, per quanto calde e protettive esse siano. non è nella loro natura. 

provo a farle qualche carezza nella speranza di farle capire che non voglio farle del male e di tranquillizzarla. nel mentre l’altra cincia è immobile a guardare la scena dal cavo del caricatore del mac, non si è mossa. porto la cincia che ho in mano fuori dalla finestra e la lascio volare via. l'altra è molto più agitata, per questo più difficile da prendere e anche una volta afferrata continua a mordermi e a voler volare via (giustamente). e dopo aver lasciato qualche piuma in camera, riesco a portare anche lei fuori e a liberarla.

a quel punto mi sale un senso di colpa e di vuoto che non so nemmeno come elaborare. avere in mano una vita, letteralmente, è tanto ‘eccitante’ quanto spaventoso. una creatura così tenera e indifesa, che non sa che stai cercando di aiutarla e vuoi prenderti cura di lei, rimediando alla cazzata. vedere e sentire il suo terrore, sentire di essere spropositamente più forte e conseguentemente avere paura di poterle fare del male involontariamente, mi ha un pò distrutto. 

mettere quelle cince in una situazione di stress così elevato per il puro piacere di vederle fidarsi di me e non pensare a questo possibile scenario, non è stato per niente carino.

ora, come si chiede scusa ad un uccellino? 

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2024-02-05
AMANDOCINO
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